lunedì 21 luglio 2008

‘Centri benessere’ e ‘business immobiliare’ nello strategic-plan dei Sibillini

Vi segnaliamo questo splendido articolo di Anna Maria Piscitelli
www.elissa.net “L’eco della Sibilla” // Info: anny@elissa.net - edmir@tin.it

Trasportati dalla nostra virtuale macchina del tempo, attraversiamo il Passo del Galluccio circumnavigando il versante piceno delle terre della Sibilla verso Forca di Presta, per poi planare nell’altopiano di Castelluccio di Norcia che si aprirà allo sguardo come uno sconfinato tetto fiorito sdraiato ai piedi delle scoscese pendici-ovest del massiccio del Vettore. Spoglio di vegetazione e attraversato da una lunga faglia orizzontale, soprannominata dalla fantasia popolare Strada delle Fate, questa cima più alta della Catena dei Sibillini si affaccia sul Pian Grande con la rocciosa sporgenza dello Scoglio dell’Aquila, vero e proprio sigillo della sua regale primazia.

Nel versante umbro, più trascendente e mistico, i ‘sentieri delle stelle’ ancor più s’incrociano a quelli della transumanza, permeandosi di serena quiete interrotta solo dal lento incedere di greggi e armenti alla cerca di verdeggianti pascoli d’altura. Ma anche nel minuscolo e antico borgo di Castelluccio troveremo su di una finestra, lungo la leggendaria Via delle Fate, il marchio ‘stellato’ della Sibilla, a indicare il transito o la sosta di Cavalieri, Templari e Alchimisti nei loro spostamenti lungo la Valnerina e la Valcastoriana verso mete più strategiche. Territorio di eremi fin dall’Alto Medioevo e prima ancora della colonizzazione Benedettina, queste valli popolate da piccoli centri e ricchi agglomerati facenti capo all’Abbazia di Sant’Eutizio, fra cui spiccano per retaggio storico e antiche tradizioni le suggestive Norcia e Preci, furono anch’esse snodo di una viabilità alternativa alle grandi arterie di scorrimento dei traffici e dei commerci del passato. In questi territori, fino a tutto il X secolo, le Abbazie Benedettine furono deputate alla cura dei pellegrini e della popolazione locale, tanto che, come in quella di Sant’Eutizio, vi erano annessi laboratori alchemici e spagirici. Ma già dalla prima metà del Mille, con i Concili di Reims, la Chiesa iniziò a vietare a monaci e canonici di occuparsi ufficialmente di arti mediche che iniziarono così ad essere gestite da laici in edifici civili e negli ospitali.

Fonti: http://www.mymarketing.net/agora/editoriali/contributi/dettaglio_articolo.asp?a=29&s=136&i=2902

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